Castelfranco Veneto. «Hanno minato la credibilità dello Stato» dichiara la Corte dei Conti. Gli ex agenti accusati di aver chiuso un occhio di fronte a qualche infrazione del codice della strada in cambio di una mancia.
Condannati
Secondo la procura della Corte dei Conti sussisterebbero le condizioni per contestare a Mercadella e Simeoni il danno d’immagine nei confronti dello Stato. La Corte d’Appello di Venezia riformò parzialmente le pene anche perché nel frattempo era intervenuta la prescrizione per alcuni fatti loro contestati. Entrambi furono prima rinviati a giudizio e poi condannati nel 2011. Secondo le accuse, i due avrebbero indotto gli automobilisti fermati a versare loro una somma di denaro per evitare le conseguenze delle infrazioni. Sempre secondo la procura, avrebbero fatto lo stesso nei confronti di alcuni imprenditori dopo aver fermato i loro dipendenti a bordo dei mezzi aziendali. All’epoca dei fatti entrambi erano in servizio alla polizia stradale di Castelfranco Veneto, Simeoni in qualità di assistente capo e Mercadella come assistente semplice. Nel 2007 erano finiti nel mirino della procura di Padova quando una cimice li aveva pizzicati a chiedere dei soldi per non ritirare una patente. La Corte dei Conti ha condannato Mercadella e Simeoni al pagamento rispettivamente di 8 mila e 20 mila euro in favore del Ministero dell’Interno.
Sentenza
La Corte ha accolto la richiesta della procura, condannando Simeoni al pagamento di 20.000€ e Marcadella di 8.000€ a favore del Ministero dell’Interno. I fatti avrebbero minato «integrità, credibilità, affidabilità e autorevolezza» di un’amministrazione in cui «i più svolgono il proprio compito con consapevole dedizione, impegno e onestà». I cittadini ripongono grande fiducia nella Polizia di Stato e si attendono sempre «il massimo rispetto delle leggi, un comportamento integerrimo e di protezione». I due avrebbero approfittato «di situazioni in cui le prospettate conseguenze dell’applicazione di sanzioni avrebbero avuto importanti ricadute sull’attività economica delle vittime dei reati».
Fonte: CORRIERE DEL VENETO
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