AUTOVELOX: raccolta di sentenze recenti e significative

I giudici spesso interpretano la legge a loro piacimento. Le regole sugli autovelox sono diventate sempre di più e di conseguenza anche le sentenze in materia. Di seguito vi spieghiamo tutto ciò che c’è da sapere prima di fare un ricorso contro una multa per eccesso di velocità.

Mancata contestazione immediata

Molti contenziosi per mancata contestazione immediata delle infrazioni sono stati tagliati dai decreti legge 121/2002, 151/2003 e la legge 120/2010. I quali hanno ampliato i casi in cui sono consentiti i controlli automatici. L’articolo 200 del Codice della Strada però prescrive il principio generale che consente di opporsi a una multa per non essere stati fermati subito. La contestazione immediata consente di far cessare la situazione di pericolo e consentire al conducente di difendersi.

Si può ancora vincere presentando ricorso. Le nuove norme, però, autorizzano le forze dell’ordine a non fermare i trasgressori su tutte le autostrade e strade extraurbane principali. Sulle altre strade extraurbane e sulle strade urbane di scorrimento, la stessa regola vale solo sui tratti individuati dai Prefetti.

La Cassazione nell’ordinanza 27771/2017 ha bacchettato la prassi di copiare dai prontuari parafrasi della legge per giustificare la mancata contestazione immediata dell’infrazione. È accaduto a un automobilista in provincia di Chieti di essere stato multato su un tratto di viabilità ordinaria non individuato dal Prefetto e quindi soggetto alla regola generale secondo cui gli agenti accertatori devono specificare nel verbale il motivo della mancata contestazione immediata dell’infrazione.

Nel verbale devono essere indicate giustificazioni del tipo: assenza di piazzole per far fermare in sicurezza i trasgressori, traffico intenso oppure il fatto che gli agenti fossero già impegnati con altri utenti. Non ci sono altre giustificazioni per non contestare l’infrazione immediatamente se la pattuglia si trova appostata, come sempre accade, su un rettilineo. Pertanto, i giudici hanno osservato che la seguente frase: “uso di apparecchi che consentono la rilevazione dell’illecito solo in tempo successivo o quando il veicolo sia già a distanza dal posto di accertamento” non può valere indiscriminatamente.

Classificazione della strada sbagliata

Una volta il Tribunale ha risposto ad un automobilista che aveva presentato ricorso, di non poter sindacare la scelta del Comune. Alcuni Comuni come Venaria (TO), Firenze e Torino hanno classificato come delle strade urbane di scorrimento delle strade che invece non lo erano per avere la possibilità di non fermare i trasgressori e quindi attivare dei controlli automatici.

Secondo la sentenza della Cassazione 5532/2017, il giudice non può esimersi da prendere una decisione “dovendo anzi, al contrario, procedere a tale sindacato e, a tal fine, verificare … le caratteristiche oggettive della strada“. Infatti, un atto che classifica una strada in modo erroneo è illegittimo “e può essere disapplicato nel giudizio“.

Segnaletica di preavviso illeggibile

La Cassazione con sentenza 23599/2017 ha stabilito che la non visibilità della segnaletica va dimostrata concretamente caso per caso da parte del ricorrente. Bisogna dimostrare che i cartelli di preavviso del controllo della velocità, obbligatori dall’entrata in vigore del Decreto Ministeriale Infrastrutture del 15 agosto 2007, siano poco leggibili per dimensione, posizionamento, colore o scelta dei caratteri.

Visibilità della postazione di controllo

Le postazioni di controllo devono essere ben visibili. Per rendere visibili box e pali su cui sono installati i misuratori di velocità, occorre che vi sia un segnale col simbolo del corpo di polizia. Il segnale è necessario anche sui veicoli anonimi, ma non su quelli con livrea e sirene.

La Cassazione con ordinanza 25392/2017 ha stabilito che non è ben visibile una postazione regolarmente segnalata posizionata in fondo a un filare di alberi presenti a bordo strada, come avvenuto nel caso del Comune di Trodena (Bolzano).

Segnaletica temporanea o permanente

Il Decreto Ministeriale Infrastrutture 282/2017 ha stabilito che sono consentite le presegnalazioni fisse di controlli non permanenti con apparecchi automatici solo quando gli appostamenti di pattuglie sono programmati nell’ambito di piani coordinati dai Prefetti, contraddicendo il principio generale secondo cui i controlli fissi devono essere segnalati con cartelli fissi e quelli saltuari con cartelli temporanei.

Secondo la sentenza 5997/2014 della Cassazione, nel verbale bisogna attestare la natura temporanea o permanente della postazione.

Da circa una quindicina d’anni esistono versioni evolute delle pistole laser che possono anche funzionare in automatico in un box. Nonostante ciò, il principio dell’attestazione nel verbale della natura della postazione non vale quando si usa un Telelaser secondo il Tribunale di Ravenna. Con sentenza 261/2018, il tribunale ha deciso che l’utilizzo questo apparecchio implica che il controllo sia di quelli temporanei.

Il Tribunale di Modena,  con sentenza 2134/2017, ha ritenuto pienamente legittimo la modalità di funzionamento del Telelaser come autovelox fisso. I Telelaser attuali possono funzionare in automatico come autovelox fissi puntando i veicoli alle loro spalle e la fotocamera integrata immortala la targa posteriore del trasgressore.

Obbligo di taratura

Prima ci fu la Corte Costituzionale con sentenza 113/2015 che impose l’obbligo della taratura. Poi si è aggiunto il Tribunale di Ancona che con sentenza 213/2018 ha deciso che non è valida la prassi dei Comuni di affidare le verifiche periodiche agli stessi produttori degli apparecchi, ma le tarature devono essere effettuate da enti accreditati presso Accredia.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Hai ricevuto una multa? Contestala con VINCO.NET

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *